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Jtkirk75rm Iscritto
Messaggio numero: 61 Registrato: 10-2007
| Inviato il sabato 18 dicembre 2021 - 00:08: |
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Ciao a tutti Molti anni fa un matematico messicano, Alcubierre, ha postulato matematicamente la possibilità di realizzazione di un motore a curvatura che usa una bolla spazio-temporale. Quest’ultima, nelle teorie di Alcubierre, andrebbe a racchiudere la navicella la quale, sostanzialmente, non si sposterebbe nello spazio ma nello spazio-tempo deformato dallo stesso motore della navicella. In questa maniera (un po’ come avviene con il motore a curvatura di Star Trek, anche se in modo diverso) è possibile viaggiare nel Cosmo superando la velocità della luce. Di recente alcuni scienziati in modo inaspettato hanno scoperto una piccola bolla di curvatura spazio-temporale in un esperimento. I Plejaren utilizzano l’iperspazio per viaggiare nel Cosmo, ma il processo è simile a questo del motore a curvatura (che crea una bolla spazio-temporale intorno all’astronave)? Le navi spaziali dei Plejaren si chiamano Navi a fascio ad emissione di Luce (fotoni). Quindi probabilmente utilizzano i fotoni e i tachioni per viaggiare nel Cosmo superando la velocità della luce (ma il processo crea un salto nell’ iperspazio dove tempo e spazio si annullano e la materia diventa energia, cioè durante il salto avviene una sorta di smaterializzazione e rimaterializzazione a destinazione (più o meno come nel Teletrasporto). È così? Conoscono il motore a curvatura? Altre civiltà che viaggiano nel Cosmo che sistema utilizzano? Grazie 😊 Mauro |
   
Davide Moderatore
Messaggio numero: 602 Registrato: 08-2002
| Inviato il mercoledì 12 gennaio 2022 - 17:46: |
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Ciao Mauro, invece del termine “warp“ (curvatura, piegatura, ecc) viene utilizzato “salto nell’iperspazio”, in tedesco Hyperaum-Sprung. Esso prevede il superamento della velocità della luce di milioni o addirittura di miliardi di volte. Per poter viaggiare da un pianeta all’altro posti ad anni luce di distanza, una nave deve avvalersi di due differenti sistemi di propulsione, uno per viaggiare a velocità inferiori a quelli della luce, l’altro progettato per i salti nell’iperspazio. Per viaggiare dunque da un punto all’altro dell'universo posti a innumerevoli anni luce di distanza, la procedura richiede 3 fasi. 1: allontanamento dal pianeta a velocità sub luminale fino ad un punto di sicurezza., 2: salto nell’iperspazio, 3: avvicinamento al pianeta di destinazione ad una velocità inferiore a quella della luce. Anche i Plejaren confermano l'impossibilità di viaggiare alla velocità della luce. E' per questo che tale ostacolo deve essere aggirato. La distanza di sicurezza, prima e dopo la fase di salto nell’iperspazio, è necessaria in quanto la deformazione dello spazio-tempo provocata dal salto nell’iperspazio, genera un potente scuotimento del tessuto spazio-temporale misurabile anche ad anni luce di distanza. Senza questa precauzione si verificherebbe un mostruoso effetto risucchio in virtù del quale i corpi celesti nelle vicinanze possono venire risucchiati nell’iperspazio e “catapultati” a notevoli distanze con conseguenze devastanti. Comete, pianeti, meteoriti, o altri corpi si ritroverebbero a vagabondare a grandissime velocità e slegati da un dato centro di gravità, costituendo una minaccia per i pianeti abitati collocati sulle loro traiettorie. Questo può verificarsi quando una civiltà non conosce ancora del tutto questi rischi propri di questa tecnologia. La tecnologia necessaria per viaggiare nell’iperspazio si avvale dell’utilizzo di antimateria e di tachioni. Il salto nell’iperspazio prevede la dematerializzazione della nave, dei suoi occupanti e di tutte le apparecchiature di bordo. La materia grezza viene trasformata in pacchetti di pura energia fisica trasferiti poi a tempo zero nel cosiddetto iperspazio. A destinazione, avviene la rimaterializzazione da energia a materia a tempo zero, ovvero nello stesso istante in cui la materia grezza è stata trasformata in energia nel punto di origine. Questo processo è del tutto sicuro per gli occupanti della nave. La tecnologia qui descritta era utilizzata dai Plejaren negli anni ‘70 del secolo scorso, evoluta nel frattempo anche grazie al supporto di altre razze amiche. Grazie a questo si è potuto ridurre la distanza di sicurezza dai corpi celesti prima e dopo il salto nell’iperspazio. All’inizio dei contatti, ai viaggiatori extraterrestri servivano circa 3 ore e mezza per raggiungere il punto di trasmissione (iperspazio) e altrettanto per giungere a destinazione, in totale quindi 7 ore. Grazie ai progressi menzionati, questo tempo è stato ridotto a 7 minuti. Un saluto, Davide |
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