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Meditazione

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Autore Messaggio


Emilio
Moderatore

Messaggio numero: 328
Registrato: 04-2002
Inviato il venerdì 19 luglio 2013 - 22:18:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Risposta preparata da Irma.

Ciao Antonio,

nell’Insegnamento spirituale di Billy Meier si parla di un metodo per entrare in profonda meditazione, in cui la concentrazione avviene visualizzando i colori nella sequenza del: blù, verde, giallo, rosso.

Il blù rappresenta il presente, la vita, l’essere.

Il verde rappresenta l’inizio del cambiamento dallo stato consapevole a quello inconscio.

Il giallo rappresenta la fine del cambiamento dallo stato consapevole a quello inconscio.

Il rosso rappresenta che si è entrati in profonda meditazione.

Questo per dirti che tutto è normale.

Importante è non avere pensieri, non fare ragionamenti o voler immaginare, desiderare e ottenere qualcosa attraverso la meditazione.

Tutto deve essere “visto” in una forma del tipo “così è”.

Quello che per modo di dire “vedi” puoi interpretare solo tu e nessun altro.

In ogni caso meditare significa anche dare la possibilità al nostro sè interiore di esprimersi, cosa che normalmente non succede, perché innumerevoli pensieri attraversano continuamente la nostra mente.

Un saluto

Irma


Mauleo75rm
Iscritto

Messaggio numero: 56
Registrato: 08-2011
Inviato il giovedì 26 settembre 2013 - 12:03:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Salve, vorrei sapere se i centri di meditazione esistenti (a pagamento) tenuti da persone qualificate, che hanno studiato le varie tecniche e sono preparati per insegnare sia ciò che serve sapere come teoria, che riguardo la pratica, sono validi? Sono affidabili? In molti mi hanno detto che devo fare meditazione e lo sento dentro di me che ne ho bisogno perchè spesso mi capita di notare che la mia mente corre troppo veloce, sembra frenetica. La meditazione mi consentirebbe di calmare la mia mente, ma da solo non riesco a farla perchè anche quando cerco di rilassarmi e lasciarmi andare, continuo ad avere il controllo e non mi calmo. Come posso fare?
Grazie, Mauro di Roma


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 516
Registrato: 08-2002
Inviato il sabato 28 settembre 2013 - 15:12:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Mauro,

la cura, la coltivazione e la crescita della capacità di meditare è esclusivamente un lavoro di esercizio personale che non viene svolto al di fuori di sé. Non c'è nessun altro che conosce sé stesso meglio della propria persona e tale lavoro non può essere svolto da altri per conto proprio. Da qualche anno a questa parte le nuove tendenze hanno fatto fiorire business milionari in tutto il mondo e, in una tanto enorme mole di offerte di ogni tipo, è facile perdersi e restar disorientati senza sapere come muoversi e da che parte iniziare. Va detto che un corso valido di meditazione può forse insegnare tecniche che favoriscano -non che la applichino- la spaziatura dei pensieri nella propria consapevolezza (es. respirazione), o altri piccoli accorgimenti, ma tutto il lavoro deve essere svolto in prima persona da chi vuole dedicarsi a questo. Ogni momento della giornata è buono per iniziare a vedere sé stessi con occhi neutri, distaccati e nuovi senza influenze esterne (altre persone) od interne (pensieri preformati su sé stessi) e senza preconcetti. Nessun insegnante di meditazione potrà entrare nella testa di uno studente e dire : “prendi questi pensieri e accantonali che sono degenerativi”, oppure, “concentrati su questo fatto perché ti porterà pace interiore”, ecc. Nessuno può capire meglio della persona stessa -tramite l'esperienza e la costanza- di come tracciare la strada nella propria consapevolezza che porti ad acquisire una prima tecnica meditativa, a rafforzarla a diventarne famigliare e a consolidarla sempre più. E dato che ogni persona è diversa da ciascun altra e che ognuno è il risultato dei propri pensieri e che, nella propria storia, questi si sono accumulati per anni plasmando il proprio modo di pensare, si comprende dunque facilmente come non sia affatto possibile imparare a meditare nell'arco di un fine settimana, in un periodo di vacanza o in un periodo specifico. Più anni si sono trascorsi pensando in una certa maniera, maggiori saranno la dedizione e la costanza necessarie a lavorare su sé stessi per reimparare a pensare in maniera ordinata.

Incessantemente -in ogni momento della propria giornata- ogni essere umano crea da sé i propri pensieri e ne subisce le conseguenze (legge : causa-effetto) che portano a sentimenti, formazione della psiche e formazione della consapevolezza e via via a nuovi pensieri in base a come la consapevolezza si é formata. Questa condizione determina il proprio malessere o benessere, confusione o chiarezza, agitazione o tranquillità, conflitto o pace interiore.
La meditazione aiuta a far ordine nella propria vita per mezzo dei pensieri che sono il punto iniziale di tutto ciò che riguarda la vita di un essere umano.

Come prima cosa va sviluppata una certa motivazione che favorisca la costanza e la perseveranza alimentate da risultati positivi provati sul campo. Per ottenere questo va innanzitutto compresa la meditazione nella sua essenza, i benefici che porta, e grazie ai primi risultati positivi, verrà nutrita una certa motivazione che permetterà al meditante di coltivare costanza e perseveranza nell'esercizio periodico. La velocità di questi progressi non conta come non conta nemmeno quanto tempo si medita. Ci sono persone che necessitano di una vita per capire una cosa, altre che la capiscono in un mese, altre in un giorno. Siamo tutti diversi non migliori o peggiori, soltanto diversi. Conta invece la costanza : è immensamente più utile fare 5 minuti di meditazione buona ogni giorno alla stessa ora, nello stesso luogo, senza sforzo e senza coercizione, rispetto ad una meditazione “forzata” di un'ora alla settimana.

Meditazione e concentrazione sono due facce della stessa medaglia e non è possibile meditare senza sapersi concentrare, mentre non è possibile concentrarsi su una cosa, un evento, una creatura, un fatto raccontato da qualcun altro senza saper meditare. Detto in parole semplici meditare non è riflettere su una cosa – come erroneamente voce di popolo ci dice – ma è saper togliere ogni pensiero dalla propria consapevolezza, anche il pensiero di “voler non avere pensieri”, ma senza sforzo, nella maniera più naturale che c'è. Se si prova una sorta di sforzo (senso di dovere, orgoglio personale, forza di volontà, ecc.) significa che non si è nelle condizioni di meditare e si sta sprecando tempo, oltre ad essere sulla via sbagliata.

Meditare significa concentrarsi esclusivamente su ciò che si sta facendo in quel momento. Si prenda un bimbo di uno o due anni: si noterà che quando fa una cosa non c'è null'altro al mondo che lo possa disturbare. Quando osserva un oggetto o un animale lo fa con il massimo trasporto e concentrazione.
Ciò che deve essere ottenuto attraverso la meditazione è la capacità di vedere le cose osservandole per ciò che esse realmente sono, togliendo altri pensieri non strettamente attinenti all'oggetto osservato, proprio come fanno i bambini. Crescendo ci si riempie la consapevolezza di pensieri inutili che -presi di per sé non sono pesanti- ma nel corso del tempo generano una massa tale da impedire la normale concentrazione anche per breve tempo. Il multitasking nelle persone è contrario all'efficienza energetica della mente, alla concentrazione e alla buona riuscita di ciò che si fa.

La vita delle persone è spesso caotica perché non riescono a far bene una cosa per volta buttandosi in innumerevoli attività simultanee che portano solo confusione e sovraccarico di pensieri incompiuti, pensieri che danno via a sentimenti che poi vengono soffocati in quanto non c'è il tempo per “seguirne il decorso”.

Questo porta ad una tensione costante e ad un dispendio di energie senza fine, a mal di testa, mal di stomaco ecc. La meditazione è quello strumento che permette di riappropriarsi della propria dimensione iniziando a vedere le cose per ciò che sono. Partendo da sé stessi.
Buon lavoro

Salome,
Davide


(Messaggio modificato da davide il 28 settembre 2013)


Giovanni
Iscritto

Messaggio numero: 40
Registrato: 07-2012
Inviato il sabato 28 settembre 2013 - 17:20:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

C'è una cosa che però non capisco Davide.

Qui hai spiegato molto bene come concentrarsi al massimo sulle cose che si fanno e si vedono senza esser disturbati né dagli altri né da noi stessi con pensieri inutili, esattamente come fanno i bambini.

Ma però tu hai anche scritto che la meditazione è non pensare assolutamente a niente ovvero lasciare completamente ogni pensiero che affolla la propria mente.

Ma allora è possibile meditare anche guardando un semplice oggetto oppure bisognerebbe stare con gli occhi chiusi e non pensare assolutamente a niente?

Beh forse dipende anche questo da soggetto a soggetto?

Grazie


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 517
Registrato: 08-2002
Inviato il martedì 01 ottobre 2013 - 12:50:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Giovanni,

Ogni persona ha pensieri lungo tutto l'arco della giornata. Questi determinano ogni suo stato : malessere, benessere, felicità, tristezza, ecc. in quanto i pensieri danno poi via ai sentimenti. Se una persona desidera mettere ordine nella propria vita deve partire dai propri pensieri. La vita di una persona è determinata dai pensieri che questa persona coltiva, nutre e alimenta in ogni singolo momento. La meditazione è lo strumento principale per mettere ordine ai propri pensieri e dato che i pensieri accompagnano incessantemente ogni persona in ogni momento della giornata, anche la meditazione -strumento fondamentale- deve diventare parte integrante, indissolubile del vivere (pensare) quotidiano. Da qui si evince che sarebbe assurdo relegare poco tempo specifico alla meditazione in un fine settimana, solo con un tipo specifico di meditazione, in un ambiente particolare ecc. Questo può casomai servire all'inizio, per familiarizzare con la tecnica iniziale, ma la verità è che esistono innumerevoli tecniche di meditazione e ognuno può scegliersene una propria. È possibile meditare sulla propria respirazione, su un suono ricorrente, sulla pioggia che cade, mentre sul proprio cammino, guardando un fiore, una pianta o un animale. Si medita anche ascoltando un discorso senza pensare a nulla, imparando ad osservare in maniera “registrativa” ovvero “non attiva” e senza prese di posizione. Prendendo semplicemente atto di ciò che è, né di più né di meno, senza pensieri di giudizio, di valutazione, di considerazione.
Togliere ogni forma di pensiero dalla consapevolezza (mente) è quell'allenamento che serve per potersi concentrare anche su un solo pensiero. Una persona che riesca a togliere qualsiasi pensiero sarà in grado, nel momento della necessità, di poter porre tutta la propria attenzione su un solo pensiero, escludendo qualsiasi altro che non sia strettamente attinente all'oggetto osservato. Qui si comprende come la concentrazione sia legata a doppio filo con la meditazione. Questa persona sarà anche in grado di levarsi dalla mente pensieri negativi e degenerativi che non portano nulla di buono.
Il fatto è che ogni persona è diversa da ogni altra e deve comprendere da sé la strada che più le si adatta per imparare a meditare. Conta la costanza ed il non sforzo attraverso la motivazione alimentata dall'esperienza. Se c'è sforzo non è possibile meditare e se non c'è motivazione non è possibile coltivare la costanza.

un saluto,
Davide


Utopia_planitia
Iscritto

Messaggio numero: 14
Registrato: 07-2007
Inviato il martedì 12 novembre 2013 - 00:54:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Salve a tutti,
Vorrei una spiegazione da qualcuno che abbia letto il testo [Einführung in die Meditation], sull`uso di due termini in tedesco "Ehrfurcht" e "Ehrwürdigkeit" nella sezione [DIE EIGENTLICHE MEDITATION]. In Italiano suonano come "timore reverenziale" e "venerabilita`". Indicherebbero un attegiamento da tenere durante la meditazione, in particolare costituirebbero il requisito fondamentale per il " die Erkenntnis" (tradotto come cognizione se non sbaglio). Qual`e` il significato originario non religioso?

Salome
Fulvio


Emilio
Moderatore

Messaggio numero: 337
Registrato: 04-2002
Inviato il mercoledì 27 novembre 2013 - 20:10:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Fulvio,

proprio come rispose tuo fratello Enrico in un'analoga discussione esterna al forum di poco tempo fa, possiamo dire che basandosi su quanto riporta il libro di Billy, GENESIS, "Ehrfurcht" sta a significare "profondo rispetto" mentre "Ehrwürdigkeit", significa "onorabilità/venerabilità".

Queste due qualità sono i prerequisiti essenziali per ogni tipo di approccio alla Geisteslehre, ovvero all'insegnamento spirituale e non per niente fanno parte del seguente assioma:

"Ehrfurcht und Ehrwürdigkeit sind die Urkräfte aller Erkenntnis." che in italiano significa: Profondo rispetto e onorabilità/venerabilità sono le forze primordiali di tutta la conoscenza.

Purtroppo, come molti termini della Geisteslehre (ad es. preghiera e onnipotenza), anche questi hanno loro malgrado subito l'influenza dei vari culti religiosi.

Motivo per cui "Ehrfurcht" si è tramutato nell'infausto "timor di dio", come pure "Ehrwürdigkeit", ossia l'aggettivo "venerabile", che in realtà sta ad indicare non tanto una sottomissione ad un qualcosa (venerazione di santi o divinità), ma piuttosto una onesta (Ehrlichkeit) e onorevole (Ehre) dimostrazione di rispetto (Würde), priva di ogni accezione cultistico-religiosa.

Cogliamo l'occasione per ringraziare Enrico per l'impegno nel comporre tale risposta di cui noi abbiamo preso quasi l'intero testo.

Un saluto

Emilio


Utopia_planitia
Iscritto

Messaggio numero: 15
Registrato: 07-2007
Inviato il lunedì 23 dicembre 2013 - 16:07:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Salve a tutti e grazie per la risposta. Ho trovato un termine estremamente importante che penso che riguardi la piu` forte forza presente in tutto l`universo: "Gewaltsame Gewaltlosigkeit". Che cosa significa di preciso? Dovrebbe essere una forza non violenta presente in natura.

Salome
Fulvio


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 525
Registrato: 08-2002
Inviato il martedì 31 dicembre 2013 - 17:20:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Fulvio,

“Gewaltsame Gewaltlosigkeit” è un termine difficile da tradurre nella nostra lingua senza perdere del tutto il senso originale. Il termine “Gewaltlosigkeit” può essere espresso nella locuzione di “non violenza” o “assenza di violenza” anche se l'aggettivo “gewaltsame” non è propriamente traducibile con il termine italiano “violento” ma piuttosto con forza bruta/irresistibililtà/potenza e non necessariamente in senso negativo ma -nel contesto, ovvero nel processo della “Gewaltsame Gewaltlosigkeit”- va visto in senso neutro.

Nel contesto degli insegnamenti della FIGU “Gewaltsame Gewaltlosigkeit” è quel processo che avviene in forma non violenta (Gewaltlosigkeit) nella consapevolezza dell'essere umano secondo le leggi della settenarietà che sono potentissime e assolute ed in tal senso è possibile parlare di forza, di potenza, ecc. (gewaltsame) anche se il termine italiano “violenza” assume accezione negativa.

Quindi nel momento in cui un essere umano si è reso consapevole della realtà per ciò che è (in maniera neutra) egli è in grado di trarre saggezza che deriva dalla conoscenza. Da questo si sviluppa la “Bestimmung” ovvero la determinazione che funge da motore. Questa parte è detta “Gewaltsamkeit”. Nella piena consequenzialità si lavora in maniera bilanciata verso il conseguimento dell'obiettivo: questa è la Gewaltlosigkeit (assenza di violenza/forza bruta/potenza) in quanto in questo processo non c'è costrizione, ma la piena consapevolezza dell'assoluta correttezza di seguire la propria determinazione (Bestimmung).

Salome,
Davide


Rei
Iscritto

Messaggio numero: 213
Registrato: 02-2003
Inviato il martedì 22 aprile 2014 - 20:29:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao a tutti,

nel libro "Die Art zu Leben" a pag. 134 v.377, viene affrontata la meditazione mediante l'utilizzo di un mantra.

Verso la fine del verso (pg. 136) si afferma che il mantra migliore, più conosciuto e utilizzato sia la monosillaba OM, recitata seguendo il ritmo del proprio respiro (inspirazione-espirazione).

Qual'è l'esatta pronuncia di questa sillaba? E come possiamo recitarla seguendo il ritmo del nostro respiro?

Grazie per la risposta.

Salome,
Enrico


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 535
Registrato: 08-2002
Inviato il lunedì 09 giugno 2014 - 19:26:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Enrico,

la pronuncia di OM deve avvenire durante un'intera espirazione. Quindi, dopo aver inspirato – riempiendo i polmoni in maniera normale, non come avviene durante una respirazione profonda - e dopo aver aperto la bocca per pronunciare una “O” aperta (la “O” di Otranto), si inizia ad espirare con molta tranquillità. Ogni persona ha una capacità polmonare diversa e ritmi di respiro diversi. Tutto deve fluire in maniera molto, molto naturale, senza costringere il ritmo del respiro a seguire la propria volontà alterandolo.

La fase iniziale dell'espirazione corrisponde alla lettera “O”; la fase intermedia corrisponde all'inizio della lettera “M”, mentre la parte finale corrisponde al termine del respiro con la “M”. Quando si apre la bocca e si fa uscire l'aria, va naturalmente pronunciata una “O”. Quando le labbra si chiudono – iniziando da circa metà espirazione - viene naturalmente pronunciata una “M”. Durante l'intera fase di lenta chiusura che va dalla “O” alla “M” le labbra si chiudano gradualmente in un lasso di tempo pari alla prima metà dell'espirazione. Il passaggio dalla “O” alla “M” deve quindi avvenire nello stesso intervallo di tempo che trascorre dall'inizio dell'espirazione a metà della stessa. La “O” si trasformerà quindi gradualmente seguendo il flusso dell'espirazione in una “M”. La cosa deve essere naturale e non meccanica. Ogni persona deve sentire/percepire la propria lunghezza di respiro e regolare i tempi di conseguenza.

salome,
Davide


Antonio
Iscritto

Messaggio numero: 8
Registrato: 06-2010
Inviato il venerdì 08 agosto 2014 - 16:45:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Buongiorno amici,
dopo aver imparato ad osservare in maniera neutra e concentrata il respiro e a mantenere questo stato di quiete mentale per tutta la durata della meditazione, quale può essere lo step successivo o la naturale progressione? Lo sviluppo di un'attenzione consapevole estesa a tutta la realtà? Un'attenzione continuativa e consapevole ai propri pensieri, azioni, sentimenti lungo tutta la giornata (anche al di fuori della seduta meditativa)? Che esercizi si possono fare?

un saluto
salome


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 541
Registrato: 08-2002
Inviato il sabato 06 settembre 2014 - 22:11:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Antonio,

Il respiro va osservato senza alterarlo. Alcune persone riescono quasi subito, per altre ci vogliono anni o decenni.
Nell'evoluzione poi non ci sono confini netti tra un passo ed il successivo, ma un continuo evolutivo. Una fase successiva compenetra nella precedente e quella successiva appartiene parzialmente alla precedente e viceversa. Per lo stesso motivo ciò che otterrai nella fase successiva dipende in larga misura da come, con quale cura e con quale grado di profondità è stata coltivata, compresa, fatta propria e sviluppata la parte precedente. Lo sviluppo di una cosa parte dalla comprensione profonda che, a sua volta, trae origine da ciò che viene chiamata osservazione pura (Reinbeobachtung). Dato che ogni individuo è di continuo sottoposto alla legge di causa effetto - molto più di quanto si possa pensare - una cosa da fare è quella di imparare ad osservare come i propri pensieri determinino le azioni o/e i sentimenti nel corso della propria giornata. Questi a loro volta portano ad azioni e ad altri pensieri.

L'osservazione ed il riconoscimento (rendersi conto) di questo processo che governa la propria vita è un passo fondamentale nella propria evoluzione. Non esserne a conoscenza di come funziona questo meccanismo è un freno alla propria evoluzione. Questo passaggio non può essere fatto in poco tempo e spesso serve tutta la vita.
Dato che ogni individuo è diverso, ogni persona deve capire ed individuare le proprie priorità, il proprio modo di pensare, i propri limiti, difetti, pregi e come funziona la propria personalità. Si tratta di un lungo lavoro introspettivo personale senza sosta e senza forzature, senza senso di dovere e senza forza di volontà, bensì deciso e forte nell’autoresponsabilità, ovvero responsabilità nei cofronti della propria evoluzione e quindi della propria vita. 

Salome,
Davide


Antonio
Iscritto

Messaggio numero: 9
Registrato: 06-2010
Inviato il mercoledì 17 settembre 2014 - 18:12:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao a tutti
volevo fare una domanda relativa alla concentrazione. Ci sono livelli differenti di concentrazione? Come ci accorgiamo che il livello più profondo di concentrazione è raggiunto?
un saluto
salome
Antonio


Davide
Moderatore

Messaggio numero: 542
Registrato: 08-2002
Inviato il sabato 20 settembre 2014 - 15:39:   Modifica Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ciao Antonio,

lo sforzo applicato di pensieri intensi su un qualsivoglia oggetto non è concentrazione. Nella concentrazione la forza di volontà, il senso del dovere, la costrizione spontanea o imposta non hanno alcun aiuto. Al contrario, si può dire che queste cose ostacolano la concentrazione. Maggiore è la concentrazione che si vuole raggiungere, minore è lo sforzo che deve essere compiuto per giungere a tale obiettivo; come se tutto fluisse in modo naturale. È come quando si vuole meditare: più ci si sforza e meno riesce la meditazione venendosi a creare una certa “tensione” che impedisce la distensione della consapevolezza materiale ed il raggiungimento dell'obiettivo.
Da questo si capisce come al nostro livello evolutivo ogni persona debba cercare da sé il proprio limite alla concentrazione che, altro non è, che il massimo addensamento (“concentrazione” anche in senso fisico) possibile di attenzione volontaria su un solo punto (oggetto, situazione, ecc.). E l'attenzione a sua volta è l'osservazione pura e non distolta di ciò che si rileva all'essere umano nel momento dell'esperienza.
Ogni individuo deve “sentire” sé stesso e imparare a capire il grado di concentrazione, di osservazione, di controllo dei pensieri che riesce a raggiungere. Questo è quanto di meglio una persona possa fare per sé stessa. E dato che si tratta di una cosa non assoluta, ma soggetta a continua evoluzione, è sempre possibile lavorare su un ulteriore miglioramento, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vita dopo vita.

salome,
Davide

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