| Autore |
Messaggio |
   
Michelebugliaro Iscritto
Messaggio numero: 5 Registrato: 08-2003
| | Inviato il martedì 16 settembre 2003 - 23:39: |
|
Cosa intendete per "alleanza attiva"? |
   
Emilio Moderatore
Messaggio numero: 51 Registrato: 04-2002
| | Inviato il mercoledì 17 settembre 2003 - 19:16: |
|
Salve Michele, noi dell'associazione FIGU abbiamo una sezione chiamata Aktiv Allianz che si occupa di sostenere le persone in difficoltà, come popolazioni di certe zone del pianeta e anche categorie di persone con gravi handicap. In italiano sarebbe più giusto dire "fratellanza attiva", dove attiva significa diretta e non per interposte persone. A volte il tradurre certi termini da una lingua ad un'altra in modo letterale, fa si che si possa perdere il sighificato corretto. Nel nostro sito in lingua tedesca é visibile la sezione Aktiv Allianz dove sono presenti le nostre attuali campagne di aiuto. Saluti Emilio Zandarin |
   
èhcrep Iscritto
Messaggio numero: 12 Registrato: 09-2006
| | Inviato il domenica 08 ottobre 2006 - 14:47: |
|
Come sostenete queste persone in difficoltà? |
   
Thukol Iscritto
Messaggio numero: 5 Registrato: 09-2006
| | Inviato il lunedì 09 ottobre 2006 - 14:13: |
|
Ciao Emilio, non mi è chiaro quale sia, fra i milioni di persone in difficoltà su questo pianeta, il criterio di selezione da parte della FIGU per decidere di "sostenere le persone in difficoltà, come popolazioni di certe zone del pianeta e anche categorie di persone con gravi handicap." Posso chiedere se si tratta di membri appartenenti alla vostra associazione? Non mi pare che la beneficienza fine a se stessa faccia parte del vostro programma. Grazie Maria |
   
Davide Moderatore
Messaggio numero: 191 Registrato: 08-2002
| | Inviato il lunedì 09 ottobre 2006 - 21:14: |
|
Ciao a tutti, In passato il progetto Aktiv Allianz prevedeva l'aiuto materiale (non economico) verso persone da noi conosciute molto bene che si trovavano in seria difficoltà attraverso l'invio di vestiti smessi, di cibo e di cose di prima necessità. In nessuna forma il progetto prevedeva l’invio di somme di denaro. La base fondamentale era la conoscenza diretta di queste persone, la sicurezza, per così dire, che questo aiuto andasse realmente a buon fine. Il fatto se queste persone fossero o meno della FIGU non era determinante. Ciò che contava era che l’aiuto giungesse a destinazione e venisse utilizzato in quanto tale. Va aggiunto che tale aiuto non era “cronico”; nel senso che non si mettevano tali persone nelle condizioni di dipendere da questo aiuto. Questa regola veramente fondamentale dovrebbe valere sempre e in tutte le condizioni. A tal proposito un aiuto dovrebbe essere sempre mirato ad aiutare a risolvere un problema temporaneo, nel qual caso la persona non abbia i mezzi in alcuna maniera per aiutarsi da sé. Di tutti i soldi che vengono spesi oggi in beneficenza nel mondo solo una risibile porzione giunge solitamente a chi ne ha veramente bisogno. Innumerevoli associazioni si interpongono tra chi pensa (erroneamente) di fare un buon gesto devolvendo somme di denaro e chi si trova con dei problemi. A questo punto diventa ben comprensibile che i disastri nel mondo, come un terremoto, un uragano o uno tsunami che mieta migliaia di vittime, può diventare un business incredibile per innumerevoli associazioni benefiche e umanitarie. Per non parlare poi della cronicità inguaribile della situazione in Africa. Il fatto di inviare soldi in Africa non risolverà mai i problemi in quel continente. Con i soldi che arrivano a destinazione e inviati dall’occidente si costruisce e si crea una ricchezza di carta che non può durare perché non strutturale ma occasionale e basata sugli aiuti economici esteri che non portano a nulla. La risoluzione dei problemi dell’Africa passa attraverso l’autoresponsabilizzazione degli abitanti di quel continente. I paesi occidentali non possono pensare di risolvere il problema in Africa se questi continuano a vendere armi a questa o quell’altra fazione e a finanziar le guerre. Il mondo occidentale poi, avrebbe tutti gli strumenti per insegnare come sviluppare una vera e autosostenibile economia che non dipenda in nessuna forma dai finanziamenti esteri. In Europa abbiamo sviluppato l’economia e potremmo insegnarlo anche agli Africani. Ma per farlo le popolazioni dovrebbero rimboccarsi le maniche e lavorare sodo. Al contempo nessun paese occidentale dovrebbe mettere il naso nelle questioni interne al continente. Dovremmo quindi lasciarli camminare con le loro gambe, anche se ciò comporta qualche caduta e qualche incidente di percorso; ma è solo così che si impara. Il fatto poi di sentirci in parte responsabili per la questione dell’Africa, è qualcosa creato per alimentare questo incredibile business. Dovremmo invece vedere le cose in maniera più distaccata e razionale. Fino al momento in cui non si opererà per una vera autoresponsabilità, questo continente resterà arretrato e povero e continuerà ad essere un business senza fine per le innumerevoli associazioni, organizzazioni, multinazionali ecc. Questo sarà solamente possibile nel momento in cui le nazioni non africane non s’immischieranno negli affari interni dell’Africa e nel momento in cui gli Africani cominceranno a lavorare per costruirsi un futuro. Gli aiuti così come sono oggi non risolvono nulla. Per farti un esempio un po’ estremo potrei dirti che è come dare da bere una bottiglia di vino ad un assetato nel deserto, renderlo alcolizzato affinché senta la necessità di rivolgersi sempre a noi. E noi per salvarlo dall’alcolismo gli daremo un’altra bottiglia di vino. Questo non è aiuto ma è creare dipendenza per poter gestire e aver controllo su questa persona. Con l’Africa in povertà moltissimi paesi possono attingere alle ricchezze del sottosuolo, al legname e a tutto quello che in Africa si trova. L’associazione Aktive Allianz oggi non è più in funzione (anche se sul sito Svizzero compare ancora) a causa di vari problemi sorti e costi da sostenere. Salome, Davide |
   
Hope Iscritto
Messaggio numero: 6 Registrato: 01-2007
| | Inviato il giovedì 25 gennaio 2007 - 20:21: |
|
Scusa Davide ma quando dici: "Il fatto poi di sentirci in parte responsabili per la questione dell’Africa, è qualcosa creato per alimentare questo incredibile business. Dovremmo invece vedere le cose in maniera più distaccata e razionale". non ritieni che sia stata la colonizzazione dell'occidente a creare gravi scompensi e disagi alle strutture sociali dei vari gruppi etnici presenti in Africa? Io penso che siamo noi Europei che abbiamo alterato considerevolmente gli equilibri sociali presenti all'epoca delle "conquiste" coloniali. Tali effetti poi si sono propagati negli anni fino ai nostri giorni. E continuiamo oggi a sfruttare i loro giacimenti di petrolio, minerali, diamanti ecc. Chi continua a fomentare guerre in Darfur o in Somalia,come in altre zone del mondo, sono molto spesso gli Americani in collusione con altri stati, cosiddetti "stati canaglia". Chi potrebbe fare qualcosa in questi casi è l'ONU, ma ha ormai dimostrato la sua impotenza. Gli Africani hanno molte materie prime nella loro terra, poveretti, è questa la loro "colpa". Un altro tipo di esempio è il cacao della costa d'avorio, importato in gran parte in Europa. Italia e Francia per primi utilizzano il cacao per creare i loro (nostri) prodotti. Noi non stiamo ad insegnargli nulla, come dicevi tu sopra, ma potremmo. Se lo facessimo ne ricaveremmo (forse) un gran danno economico. Correggimi,per favore, se sbaglio. Ciao |
|